Un padre di 63 anni, in gran forma, un lavoratore con azienda propria, forte e scaltro, un punto di riferimento per la famiglia, un personaggio in vista e stimato dalla comunità dove vive. Solo un piccolo, fastidioso mal di stomaco, si presenta regolarmente, sempre più regolarmente. Il dolore allo stomaco è sempre più frequente, un giorno è fortissimo e insopportabile. Ancora con gli abiti da lavoro va in pronto soccorso.
Pensava “mi rimetteranno in forma subito, un buon farmaco e via, rientro subito per finire quel lavoro urgente”. Dopo una lunga permanenza in pronto soccorso, con il dolore che non passava, viene ricoverato per colecistite. Non si accorgono che il problema è un’ulcera. Una maledetta ulcera. L’ulcera fa il suo, perfora, arrivando fino alla peritonite con dolori sempre più forti. I figli, i nipoti sono sempre lì. Lo filmano. Quando ci mostrano i filmati, la commozione è fortissima, anche noi ne rimaniamo coinvolti. L’ulcera ha continuato a fare la sua attività, indisturbata, nessuno faceva nulla per ostacolarla, mancata diagnosi e conseguente mancata terapia, peritonite devastante.
Dopo due mesi di dolori, il sessantatreenne muore. La figlia ci contatta, segue incontro e poi ancora un altro, acquisizione della documentazione e studio del caso da parte del nostro team di esperti. Abbiamo chiesto pareri e contropareri e poi incontri e scontri con la controparte che non voleva cedere. La controparte in nove mesi di azione con una ATP, 696bis, riconosce l’errore e ne risponde pagando il corrispondente risarcimento. I figli e la moglie sono persone riservate; nonostante la distanza, fra noi il rapporto è molto forte.
Cosa pensano di noi sono i fatti a dirlo, spesso arrivano chiamate di persone a cui loro hanno dato i nostri riferimenti, per sottoporci casi e problemi di malasanità.
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